Ordinatore molecolare della memoria dell'acqua
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Disco della salute

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Ordinatore molecolare della memoria dell'acqua

Dischetti in vetro  improntali con figure organizzate secondo la curva di Fibonacci

I dischetti  improntati con figure prodotte in armonia con  le curve di Fibonacci,  riorganizzano  la struttura di ogni liquido a base di acqua. 

In virtù delle interazioni tra la  forma particolare delle figure generate in base alla spirale  che rappresenta lo sviluppo delle forme di vita nell'universo ,ed il liquido ,esso subisce una vitalizzazione e un' energetizzazione

Nei contenitori, esposti ai cristall improntati , anche per effetto dell'azione della luce riflessa,  il liquido inizia a vibrare, si formano onde armoniose e s'intensificano,  si  genera un nuovo campo energetico e che produce nuova vitalità che conferisce all'acqua nuove qualità molto utili all'organismo come dimostrano, fra gli altri,  gli studi del Prof .  Masaru Emoto. e Prof. Jaques Benveniste che hanno studiato la capacità di memoria dell'acqua.

Misurazioni effettuate con il Biometro di Bovis hanno fatto riscontrare valori pari a 10000 angstrom  per l'acqua esposta per 4 ore al dischetto  dimostrando così una effettiva energizzazione rispetto ai valori iniziali di 6000 angstrom 

LA FISICA QUANTISTICA CONFERMA LA MEMORIA DELL’ACQUA E L’OMEOPATIA LUC MONTAGNIER SCIOCCA NUOVAMENTE IL MONDO SCIENTIFICO!

 

– Molte volte ci siamo inbattuti in questo concetto ma questa volta la realtà sembra superare la fantasia

L’articolo che ripubblichiamo è un estratto in italiano di un paper scientifico dal titolo “DNA, waves and water” apparso sulla rivista Journal of Physic, tra le più prestigiose al mondo, firmato nientemeno che Luc Montagnier, già scopritore nel’83 del virus HIV e nel 2008 vincitore del premio Nobel.

 E’ incredibile quanto certe scoperte siano in grado di cambiare il mondo, ma soprattutto quanto ciò che veniva negato nel nostro passato possa diventare la realtà di oggi.

 Se l’acqua può mantenere una ‘memoria’ nel tempo allora anche le sostanze, opportunamente trattate, che vi verranno immerse potranno rilasciare le loro ‘memorie’ nel liquido. Le applicazioni future di questa scoperta sono tra le più sbalorditive ma a questo punto

Cancellando in un colpo solo decenni di feroci dispute accademiche e non, questo studio sbatte letteralmente in faccia alla comunità scientifica una possibilità su cui da molto tempo si attendeva un riscontro, l’acqua ha una memoria. Già dal 1984 gli studi di Masaru Emoto ci avevano avvicinato a questa possibilità ma la pubblicazione di Montagnier ha finalmente dissipato ogni dubbio. Attraverso complesse analisi di laboratorio, e coniugando la fisica quantistica con la più avanzata tecnologia medica, il suo team ha comprovato definitivamente che alcune sequenze di DNA possono generare in soluzioni acquose altamente diluite segnali elettromagnetici a bassa frequenza. Il fatto soprendente è che si è osservato come tali soluzioni acquose mantengano una “memoria” delle caratteristiche del DNA stesso. Il problema con cui Montagnier si è dovuto scontrare è stato  però il terrorismo intellettuale e scientifico incontrato in Francia ed in Europa che non permetteva ricerche in questo settore al punto da indurlo a trasferire i propri laboratori in Cina. La verità ha però vinto e questa nuova scoperta ci presenta una verità a cui, in cuor nostro, abbiamo sempre creduto, l’efficacia della medicina omeopatica.

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DNA, ONDE E ACQUA: la fisica quantistica a supporto della ricerca medica di frontiera

una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo, Journal of Physic, ha pubblicato il lavoro di ricerca condotto da due gruppi di lavoro distinti, il primo francese coordinato dal Prof. Luc Montagnier, Premio Nobel per la Medicina, con i tecnici e biologi Lavallè e Aissa, e il secondo tutto italiano coordinato dal fisico Prof. Emilio Del Giudice, (IIB, International Institute for Biophotonics, Neuss, Germany) con Giuseppe Vitiello (Fisico teorico del Dipartimento di Matematica ed Informatica, Università di Salerno) e Alberto Tedeschi, ricercatore (White HB, Milano).

Montagnier ha scoperto che alcune sequenze di DNA possono indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono poi “memoria” delle caratteristiche del DNA stesso.

Questo significa innanzitutto che si potranno sviluppare sistemi diagnostici finora mai progettati, basati sulla proprietà “informativa” dell’acqua biologica presente nel corpo umano: malattie croniche come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi Multipla, Artrite Reumatoide, e le malattie virali, come HIV-AIDS, influenza A ed epatite C, “informano” l’acqua del nostro corpo (acqua biologica) della loro presenza, emettendo particolari segnali elettromagnetici che possono essere poi “letti” e decifrati.

Possibili sviluppi di tale scoperta potrebbero quindi essere sia in termini diagnostici sia di trattamento e terapia delle malattie. I segnali elettromagnetici presenti nell’acqua infatti sono riconducibili alla presenza o meno di una sua “memoria”, intervenendo sulla quale si prospettano ampie possibilità di trattamento e di terapia, con la prospettiva di cambiare di fatto la vita a molti pazienti, costretti all’assunzione di indispensabili farmaci salvavita che a volte recano però con sé il rischio di pesanti effetti collaterali. La nuova scoperta  pare creare la base per una futura generazione di rimedi farmaceutici senza effetti collaterali, che basano il proprio meccanismo d’azione sull’acqua “informata” dal segnale elettromagnetico prodotto da sostanze presenti in essa a bassissime concentrazioni e “attivata” tramite peculiari tecnologie chimico-fisiche. Essi acquisiscono così proprietà curative, ma – grazie all’alta diluzione del principio attivo – sono privi di effetti collaterali.

 

Molte molecole, sia tra quelle che si trovano in natura e quelle di sintesi, sono chirali, ciò significa che hanno la stessa formula chimica ma sono l'una l'immagine speculare dell'altra, come la mano destra e la mano sinistra.

Molte caratteristiche chimico-fisiche, come per esempio la temperatura di ebollizione, sono identiche  per le due forme di una sostanza definite enantiomeri.

Fino ad alcuni decenni fa, per esempio, non ci si preoccupava della chiralità delle molecole di un farmaco, finché non ci si accorse che negli organismi viventi la differenza esiste eccome, tanto che un certo enantiometro di un farmaco può essere benefico e l'altro tossico.

Questo significa che durante l'evoluzione le forme di vita sulla Terra hanno sviluppato in qualche modo una "preferenza", chiamata omochiralità, per certe forme chirali rispetto ad altre. E questo vale in processi fondamentali per gli organismi: il DNA, per esempio, usa solo uno dei due enantiomeri dello zucchero ribosio.
 


“Come è possibile che tutti gli esseri viventi usino un particolare enantiomero di un amminoacido rispetto a un altro? Se potessimo riavvolgere il nastro dell'evoluzione della vita e arrivassimo alla sua origine, osserveremmo la selezione di questo enantiomero per effetto di un processo deterministico oppure casuale? E se c'è vita nell'universo, usa gli stessi enantiomeri della vita 

sulla Terra?”
Anche se la tecnica usata non dice nulla sull'abbondanza di ciascun enantiomero, ci aspettiamo che gli studi in corso  aprano la strada a future osservazioni che possano suggerirci qualcosa sull'origine dell'omochiralità e della vita in generale, in particolare si aprono nuovi scenari per la comprensione di alcuni effetti che fanno dibattere gli scienziati in merito all’omeopatia .

I fisici hanno cercato di rispondere a una domanda invece ancora irrisolta. E cioè se, analogamente al ghiaccio, anche l’acqua liquida potesse esistere nelle due forme ad alta e bassa densità: “Le osservazioni sperimentali che abbiamo eseguito”, spiegano ancora, “ci hanno permesso di mostrare, per l’appunto, che l’acqua, a livello atomico, può esistere – o addirittura coesistere – in due stati ben diversi, un liquido viscoso e un cosiddetto liquido a regime ultra-viscoso, dalla densità molto più bassa”.

Il quadro descritto dagli scienziati è molto suggestivo: “È come se l’acqua non riuscisse a ‘decidere’ in quale stato stare – quello a bassa o alta densità – e continuasse a oscillare, microscopicamente, tra i due stati. Ovvero: la sostanza non è un liquido, ma due liquidi diversi che hanno una relazione complicata”. Altro che facile come bere un bicchier d’acqua.