Il ruolo di primo piano fra i rimatori toscani del duecento spetta a Bonagiunta, il più anziano e dunque il primo a trapiantare il Toscana l'esperienza siciliana ea Guittone, il più importante che, con la sua fama, fu decisivo nella diffusione della nuova poesia e formò una generazione di poeti. Dopo la caduta degli Svevi conseguente alla sconfitta nella Battaglia di Benevento, del 1266 perde importanza anche la Scuola poetica siciliana e lo sviluppo del volgare passa in Toscana, regione che con con la Sicilia aveva avuto molti contatti dovuti soprattutto alle contaminazioni culturali avvenute all'Università di Bologna.
I rimatori toscani di questo periodo sono normalmente denominati siculo-toscani, ad indicare sia la dipendenza dalla Scuola siciliana, anche se del tutto originale è l'apporto nuovo che essi introducono nel genere poetico. I nuovi rimatori riprendono i format siciliani, quali la canzone e il sonetto ma sperimentano anche la ballata e il sirventese e danno ampio spazio a tematiche politiche e civili, proprio a causa della effervescenza della vita politica toscana caratterizzata dalle continue lotte fra un Comune e l'altro, e all’interno dei singoli comuni. Essi utilizzano ovviamente come lingua il toscano ognuno con la patina lessicale tipica della città di provenienza; tutte le principali città toscane, fra le quali non emerge ancora Firenze, hanno propri rimatori, fra questi i più noti sono :Bonagiunta Orbicciani a Lucca, Guittone ad Arezzo, Panuccio Del Bagno a Pisa , Meo Abbracciavacca a Pistoia, Folcacchiero de' Folcacchieri a Siena, Dante da Maiano a Firenze,